Il sole dei secoli, vito franchini
Il sole dei secoli
Vito Franchini
Trama dal libro
“La tigre è un felino predatore; per sopravvivere, è destinata a combattere.” Madhat Suburban, il cittadino più illustre di Shasmahal, la città meravigliosa, è conosciuto come la “Tigre d'Africa”, per i suoi trascorsi da gladiatore. Discendente di grandi navigatori e a sua volta capitano della Wings, ha un passato di storie e incredibili avventure da raccontare. Il suo veliero è la sua casa, la terraferma è solo un approdo temporaneo, necessario per combinare affari. Terminato un lungo viaggio commerciale, punta la prua verso nord-est, tra l'Africa e il Madagascar, dove i pirati imperversano, seminando terrore e devastazione. Anche negli scontri navali Madhat, con il fedele Iboue al suo fianco, non ha rivali. Quando percepisce dall'odore sopravento che un veliero pirata, colmo di schiavi ammassati in modo disumano nelle stive, lo sta avvicinando, accetta lo scontro, ne esce vincitore e cattura la ciurma nemica, facendo conoscenza con una schiava fuori dal comune. Ma per il giovane navigante, sempre irrequieto, le battaglie sembrano non avere fine: di ritorno a Città del Capo, scopre che nei salotti più esclusivi tutti bramano una copia del romanzo Shasmahal, la città meravigliosa, edito in Inghilterra, a firma Madhat Suburban. Ma chi l'ha scritto? Non lui. Come può l'usurpatore conoscere così bene le gesta della Tigre? Madhat decide di prendere in pugno il timone della sua vita, una volta per tutte. Nel Regno Unito, terra nobile e umida, tanto diversa dalla sua Africa, arsa dal sole dei secoli, cercherà le risposte a tutti i dubbi che gli attanagliano l'animo, e proverà a riconquistare il cuore di Lana, il suo amore perduto, che lo ha lasciato da anni sottraendo il piccolo Nick all'affetto di Madhat e della sua comunità. Un romanzo che lascia senza fiato, come i panorami che descrive.
Recensione
“Il sole dei secoli” ci trasporta tra i paesaggi contrastanti del Sudafrica e dell’Inghilterra del 1700, aprendo le sue pagine cinque anni dopo la fine di Tigre d’Africa, un romanzo che mi aveva già conquistata. Anche se si tratta di un seguito, non è necessario aver letto il primo volume per lasciarsi coinvolgere: gli elementi essenziali vengono ripresi dolcemente, e inseriti con mano leggera nella nuova narrazione, così che ogni lettore possa navigare nel mare della trama senza perdere la rotta.
Ritroviamo personaggi già conosciuti, i cui cambiamenti sono percepibili. L’autore ci svela queste trasformazioni con dosata cura e uno show-don’t-tell ben dosato, lasciando emergere le sfumature piano piano, senza forzature. Questo velo di mistero non frustra, anzi incuriosisce, accende domande e alimenta l’attenzione. Questa almeno è stata la mia esperienza.
Attendevo questo libro con trepidazione, per rituffarmi in quella storia così viva e intensa che mi aveva catturata fino all’ultima pagina. E posso dire che l’attesa è stata ripagata.
La lettura è stata scorrevole, nonostante sia un bel mattone si legge con facilità. La maggior parte dei capitoli è di lunghezza breve ed il ritmo è ben cadenzato, privo di tempi morti e noiosi.
L’autore Vito Franchini, ancora una volta, non lascia alcun dettaglio al caso: ambientazioni, stati d’animo, intrecci e colpi di scena sono resi con tale precisione da farci sentire accanto ai protagonisti, come testimoni silenziosi delle loro vite.
Uno dei punti più forti è senz’altro lo sviluppo dei personaggi. Le loro traiettorie – in ascesa o in caduta, a seconda dei casi – si delineano con coerenza e spessore, lasciando spazio a riflessioni personali.
L’arco narrativo di Lana è quello che mi ha colpita maggiormente. Charlotte, con il suo temperamento affascinante, ha lasciato il segno, e anche gli antagonisti – astuti, affilati come lame – hanno saputo intrigarmi a ogni mossa.
Se dovessi trovare un punto debole, lo individuerei nella figura di Madhat, che, almeno nella prima parte, viene circondato da un’aura quasi sacra, una venerazione che, fuori dal contesto utopico del primo volume, mi è parsa un po’ troppo accentuata.
Eppure, quando questo libro è arrivato in libreria, non ho esitato nemmeno un istante: mi ci sono lanciata a capofitto, dedicandovi ogni momento libero e sacrificando persino qualche ora di sonno. E non me ne pento affatto.
Il finale lascia aperti scenari futuri, e mentre chiudo l’ultima pagina, mi rendo conto ancora una volta come nessun dettaglio sia lasciato a caso e inizio a fantasticare su come possano evolvere gli eventi.
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