La lettera scarlatta, Nathaniel Hawthorne
I Grandi Classici della Domenica
La Lettera Scarlatta, Nathaniel Hawthorne
Nell’aprile del 2013 mi trovai a New York City in compagnia di un’amica. Un giorno, passeggiando per le vie della città, decidemmo di allontanarci dalla famosa 5th Avenue, lasciandoci alle spalle il caos vibrante di traffico e negozi di lusso. Ci imbattemmo così, quasi per caso, in una piccola libreria indipendente, e che pareva quasi esterna al ritmo frenetico della metropoli.
Al momento dell'acquisto, la scelta per me fu immediata e spontanea: La lettera scarlatta. Insomma, mi trovavo negli Stati Uniti e pensai che un’opera di letteratura americana fosse una scelta simbolicamente adeguata. Ed è proprio questo capolavoro di Nathaniel Hawthorne il protagonista dell’uscita di oggi de I Grandi Classici della Domenica.
Per analizzare quest’opera è fondamentale secondo me rivolgere uno sguardo sull’autore stesso: il contesto sociale e culturale in cui visse Hawthorne offre infatti una valida prospettiva per comprendere come egli abbia concepito e creato la protagonista, Hester Prynne.
Nathaniel Hawthorne nacque a Salem, nel Massachusetts, nel 1804. Discendente di una delle prime famiglie puritane stabilitesi in America, i suoi antenati avevano partecipato attivamente a processi alle streghe di Salem del XVII secolo, durante i quali circa diciannove persone vennero processate e giustiziate con l’accusa di stregoneria. Tuttavia, Hawthorne rifiutava profondamente l’ideologia puritana, sostenendo come l’eccessivo zelo religioso potesse essere causa di grandi mali.
Hawthorne avvertiva pertanto un senso di colpa storico, come un peso sulle spalle, a causa delle sofferenze inflitte dai suoi avi in nome di un pensiero religioso intollerante che denunciava come una perversione che soffocava carità e comprensione. Questa sua presa di coscienza e posizione pervase molte delle sue opere, dove esplorò temi profondi come il contrasto tra bene e male, colpa e innocenza. È importante ribadire però, che Hawthorne affrontava questi contesti riconoscendo la soggettività della percezione: ciò che appare normale a una persona può risultare incomprensibile o perfino minaccioso a un’altra.
Nel 1850, Nathaniel Hawthorne compose il suo capolavoro, La lettera scarlatta, ambientato nel New England del XVII secolo. Quest’opera non solo gli valse grande fama, ma sollevò anche ampie controversie a causa della figura adultera e scandalosa della protagonista Hester Prynne.
La vicenda si apre con Hester, che, vivendo a Boston in assenza del marito da circa due anni, commette adulterio con il Reverendo Arthur Dimmesdale, dando poi alla luce una bambina, Pearl. Nel contesto dell’epoca, in cui le leggi puritane punivano l’adulterio con estrema severità, Hester viene incarcerata, e proprio in prigione che nasce la piccola Pearl. Oltre alla reclusione, Hester è sottoposta alla pubblica umiliazione sul patibolo, dove però rifiuta di rivelare l’identità del padre di sua figlia, proteggendo così il reverendo e la bambina nei limiti delle sue capacità.
Come ulteriore marchio d’infamia, le viene imposta la condanna a indossare una lettera scarlatta “A” – simbolo di adulterio – ricamata sul vestito, segno di una colpa da esibire pubblicamente. Hester sceglie di conseguenza di ritirarsi in un cottage ai margini della città, conducendo una vita di umiltà e isolamento insieme a Pearl.
Nel corso del romanzo emerge come nonostante tutte le vicissitudini, Hester sia il personaggio più compassionevole e generoso della narrazione. Pur essendo una donna passionale e capace di assumersi il peso delle proprie trasgressioni, la protagonista affronta la condanna con dignità, affrontando i giudizi con una nuova purezza interiore. Nonostante il rigetto della società, Hester incarna la forza e la resilienza che la rendono capace di esistere oltre i confini dell’emarginazione e di ricostruire, nella solitudine, una nuova identità morale.
Il romanzo è pervaso di simboli, il più significativo dei quali è la lettera scarlatta, ovvero la “A” ricamata sul petto di Hester. Questa lettera, che all’inizio rappresenta il marchio del peccato e della punizione, si trasforma gradualmente, acquisendo nuove sfumature di grazie alla resilienza della protagonista. Con il passare del tempo, infatti, Hester conquista nuovamente il rispetto della comunità attraverso la dedizione al lavoro e il sostegno rivolto alle persone in difficoltà, in particolare alle donne. A poco a poco, gli abitanti del villaggio iniziano a dimenticare il significato originario della “A” e ad attribuirle nuove associazioni. Infatti, con il tempo diventa anche sinonimo di qualità come “Able, Artist, Angel, Admirable” (abile, artista, angelo, ammirevole), trasformandosi così nel simbolo della nuova identità che Hester ha costruito agli occhi della comunità.
Anche la natura assume un valore simbolico, specialmente attraverso il bosco, luogo in cui il ruscello funge da elemento di transizione verso ciò che è nascosto. La natura si lega in modo particolare a Pearl, lei stessa è una figura fortemente simbolica: rappresenta il mistero e il conflitto tra rivelazione e occultamento che attraversa l’intero romanzo. È la prova tangibile dell’atto di adulterio della madre, ma allo stesso un enigma per la comunità poiché spesso vela i propri pensieri, con un carattere irrequieto e imprevedibile che sfida le convenzioni del tempo.
Il racconto può dunque essere visto come un intreccio affascinante tra mistero e rivelazione, nonché come un’analisi profonda della psicologia dei personaggi che lo animano. Pur assumendo sfumature diverse per ciascuno di essi, esso rappresenta soprattutto l’accettazione, da parte di Hester, della sua punizione e la scelta di non rivelare il nome del complice. Quando le viene imposto di indossare la lettera scarlatta, Hester la accetta con calma e dignità. Negli anni successivi, sostiene i poveri e gli emarginati, e cresce da sola la figlia Pearl.
Oggi, Hester risuonerebbe come simbolo universale non solo di coraggio e forza interiore – un’eroina che si contrappone alla malignità vendicativa di Chillingworth e all’angoscia di Dimmesdale – ma anche come emblema di libertà, capace di affrontare ingiustizia e pregiudizio con intatta dignità. Hester rappresenta così la resilienza e l’indipendenza di una donna che, sotto lo stigma sociale, mantiene alta la testa, costruendo attorno a sé un nuovo concetto di forza femminile.
La sua figura mi ha altamente affascinato, la sua resilienza e dignità davanti a certe difficoltà mi hanno scosso per come a distanza di poco meno di 200 anni certe cose non siano mutate al punto da considerare certi eventi inconcepibili. Che il romanzo piaccia o meno, Hester è sicuramente una figura da cui si può trarre insegnamento, che ci mostra come non abbattersi d’animo.
Commenti
Posta un commento