Il mistico del giudizio, Davide s. Cataldo
Il mistico del giudizio
Davide S. Cataldo
Palermo, gennaio 2019. Un grimorio dimenticato emerge dall’ombra, attirando l’attenzione di Sílain, un’anima dall'esistenza tormentata. L’oggetto lo conduce a Zanaia, ma insieme scoprono che il mistero non si ferma lì: sono entrambi risucchiati nei macchinosi segreti di un Ordine occulto.
Duecento anni prima, Lord Acanfora Buonconvento, custode del grimorio, aveva indagato su Adoir Monne, un confratello dell’Ordine di Eldur. Le sue scoperte avrebbero sconvolto l’equilibrio non solo dell’Ordine, ma del mondo intero, sotto lo sguardo enigmatico di Bahargül, un’entità incomprensibile. Intanto, il colera devastava anche l'Europa.
Recensione
L’opera “Il mistico del giudizio” di Davide Cataldo è un romanzo low fantasy la cui idea di fondo ha senz’altro un gran fascino: un intreccio tra storia e fantasy che prometteva colpi di scene e intrighi di livello. Tuttavia, il potenziale della trama – pur intrigante nel suo scheletro e sicuramente originale– si perde lungo i meandri di un worldbuilding poco strutturato, che mi ha lasciato più spaesata che affascinata.
Il romanzo, per quanto suggestivo e dettagliato nelle descrizioni degli ambienti, si rivela purtroppo carente sul versante emotivo: i personaggi appaiono come figure piatte, e le loro emozioni, quando emergono, sembrano solo sfiorare la superficie, lasciando più spazio all’intuito del lettore piuttosto che al racconto.
Ho apprezzato molto la scelta narrativa di far danzare la trama tra passato e presente, una scelta secondo me azzeccata per contestualizzare gli avvenimenti e che aggiunge profondità alla narrazione. Una scelta condita con l’utilizzo di un linguaggio ricercato e solenne ricco di espressioni che, purtroppo, non sono più frequenti se non in contesti rari.
È solo a metà del libro, però, che l’azione prende davvero piede e alcuni fili che ritengo fossero necessari alla comprensione della trama, iniziano a connettersi. Tuttavia, avrei desiderato qualche rivelazione in più, qualche luce in fondo a questo dedalo. La scelta di affidarsi in modo estensivo alla tecnica del “show, don’t tell”, pensata per creare suspense, ha finito per lasciarmi con vuoti narrativi non da poco, costringendomi spesso a tornare indietro nella lettura per cercare di afferrare un senso che sfuggiva. Per esempio, durante la narrazione mi si sono creati quesiti che hanno trovato risposta ad una trentina di pagine dalla fine del libro, fossero pervenute prima avrei sicuramente compreso meglio la storia apprezzando poi maggiormente la lettura.
Un ulteriore, ma piccolo, ostacolo è stato rappresentato dalla presenza di creature enigmatiche come i lorshakar e gli aelfir: figure misteriose che, senza una minima introduzione o contestualizzazione, rischiano di risultare semplici nomi esotici. La presenza di un glossario a fine libro aiuta certamente a capirne la natura, ma per quelli che sono i miei gusti avrei preferito acquisirne i dettagli nella lettura.
In definitiva, questo libro non ha purtroppo incontrato le mie aspettative: una lettura complessa e articolata in cui troppe cose non mi tornavano e per le quali non ho trovato un filo logico.
È stato per me un viaggio tra epoche e misteri, ma con qualche smarrimento lungo la via.
Ringrazio comunque di cuore Davide, l’autore, per la collaborazione ed il confronto costruttivo ed esplicativo che abbiamo avuto a fine lettura.
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